Diba 70 rilancia il Manifesto del caffè, che la rivoluzione abbia inizio

Un approccio di responsabilità sociale e ambientale sintetizzato in 8 articoli dove non mancano la formazione e il diritto alla felicità.

Attraverso la conoscenza, la consapevolezza e il profondo rispetto abbiamo la possibilità di riportare un po’ di bellezza nelle nostre vite e cambiare realmente le cose. Regalarsi un po’ di felicità e soprattutto condividerla con i meno fortunati è la vera sfida dell’uomo contemporaneo. Il progetto Umami area Honduras, del quale facciamo parte e abbiamo già parlato in altre occasioni, ne è una perfetta e chiara testimonianza.

Oggi vogliamo proporre i concetti chiave per rivoluzionare concretamente la filiera del caffè con buone pratiche socialmente responsabili e sostenibili, perfettamente sintetizzate nel Manifesto del caffè presentato on line il 1° ottobre 2020, in occasione della Giornata internazionale del caffè.


Otto articoli, otto concetti chiave per otto nuove proposte concrete.

1 – Il diritto alla felicità. Non è più ammissibile provare piacere e felicità quando consumiamo una tazza di caffè ben sapendo che stiamo compiendo un atto di ingiustizia sociale. La vera felicità la si può raggiungere solo riducendo la quota di infelicità nel mondo.

2 – Tutti giù per terra. Il caffè è un atto agricolo, quindi come non ripartire proprio dalla terra rispettandola con pratiche agricole sostenibili, senza sprechi e utilizzo di pesticidi. Sarà solo attraverso la formazione e la conoscenza dell’intera filiera che il coltivatore potrà essere in grado di produrre una materia migliore e sostenibile.

3 – O la borsa o la vita. L’attuale sistema che regola e gestisce il mercato del caffè, impossibile da scardinare, è una vera e propria rapina principalmente per i più deboli, i coltivatori. Una soluzione però esiste ed è quella di concordare direttamente, paese per paese, tra i vari interlocutori un prezzo minimo che garantisca un congruo margine di guadagno ai coltivatori per il benessere delle loro famiglie e per reinvestire in piantagione.

4 – Studio quindi sono. Dal seme alla tazza ci sono un’infinità di passaggi troppo spesso gestiti con improvvisazione e totale approssimazione. Questo non è più accettabile. Tutti gli attori di questo lungo cammino hanno la responsabilità di formarsi costantemente, di approfondire le proprie competenze e di condividerle.

5 – Sporchiamoci le mani. Gli operatori del settore caffè non potranno mai svincolarsi dalle attuali logiche se non si decideranno ad andare in piantagione per conoscere direttamente il duro lavoro di chi sul campo ci vive. Solo così potranno apprezzare i sacrifici e rendere il giusto tributo pagando correttamente un giusto prezzo per il caffè.

6 – Qualità minima garantita. Fin troppo spesso il caffè che consumiamo è scadente. Selezionato e tostato male, estratto forse peggio. Con la giusta conoscenza e il rispetto per il proprio lavoro e per l’intera filiera un caffè buono è possibile. Basta selezionarlo con cura, tostarlo con la giusta attenzione ed estrarlo rispettando delle semplici regole di base. Anche il consumatore dovrà fare la sua parte informandosi e rendendosi consapevole affinché il momento del caffè non sia più una mera pratica standardizzata ma un vero e proprio momento di piacere.

7 – Lessico familiare. Tracciabilità e trasparenza dovranno essere alla base di questo nuovo approccio. Le indicazioni riguardanti la provenienza, la specie botanica, il processo di lavoro, il flavore dovranno essere utilizzate nel packaging dei prodotti, in ogni bar, caffetteria o ristorante. Dovremo andare anche oltre spiegando il perché si arriva a quel prezzo della tazza e del pacchetto del caffè.

8 – Il futuro ci appartiene. Creiamo il nostro futuro, un futuro fatto di maggiore uguaglianza di genere, di inclusione, di pari opportunità, di maggiore rispetto delle persone e dell’ambiente. Il nostro compito, come già prevede la Costituzione italiana nel suo articolo 3, sarà quello di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”.

di Leonardo Maggiori, direttore consulenza e formazione HoReCa Diba 70

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